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BAGNO DI GAVORRANO

Bagno di Gavorrano è una frazione  di Gavorrano.
Il borgo è distante 3 km dal capoluogo comunale, ed è diventato oggi il vero centro del comune, essendo il più popolato e il più fornito di numerosi impianti e servizi.

La frazione è sorta attorno ad un antico bagno termale che la tradizione riferiva ai tempi di Nerone e per questo era conosciuto come Bagno di Nerone. Fino agli anni cinquanta era possibile giovarsi delle acque solfuree, che erano raccolte in vasche, visibili in alcune foto d'epoca; successivamente, probabilmente a causa dell'attività estrattiva della miniera, il livello idrostatico si abbassò e le acque termali scomparvero (la scomparsa delle acque avvenne nel luglio del 1955). Infatti la miniera ha ancora delle gallerie allagate che continuamente vengono edotte grazie alla presenza di impianti di pompaggio, questo per evitare problemi di assesto idrogeologico nella zona.
In passato fu località di confine sulla strada che dalla Repubblica di Siena entrava nel Principato di Piombino. Si conservano ancora infatti toponimi come "via della Dogana" e "fosso delle Quarandelle" (da "quarantene").
Gli unici elementi di natura storica sono delle costruzioni risalenti al ventennio fascista, fra cui i cosiddetti Palazzi, edificati dall'azienda Montecatini con progetto attribuibile all'architetto Gio Ponti, su cui in parte sono ancora visibili delle crepe dove in tempo erano affissi moti inneggianti al regime, e un palazzo vicino che un tempo era sede del PNF. Altri monumenti storici, ma pur sempre recenti, sono la chiesa di San Giuseppe artigiano, sede della omonima parrocchia, istituita nel gennaio del 1956 con a capo don Pierino Gelmini, e la casa del popolo, costruita nel 1973 grazie al volontariato degli operai della miniera. La borgata di San Guglielmo, costruita all'inizio del secolo scorso, e posta a sud di Bagno di Gavorrano, fu utilizzata, durante la prima guerra mondiale, come luogo di detenzione dei prigionieri.
Fuori dal paese, nelle campagne poco a nord oltre la strada statale Aurelia, è situata la chiesetta di Sant'Ansano, risalente al XVII secolo e successivamente sconsacrata, che è stata adibita a fienile di una proprietà poderale. Presenta un'abside retta con volta a botte. Nella stessa zona, in aperta campagna, sono situati numerosi edifici rurali, alcuni dei quali di interesse storico-architettonico: si segnalano la Fattoria di Camporotondo, che si presenta come un insieme di casali, tra cui spicca la villa padronale dei primi del Novecento, con caratteristica torre a pianta quadrata sul retro, e la Fattoria del Pelagone, risalente alla metà del XIX secolo, con la grande villa padronale ed il cascinale adibito originariamente a stalla.

CASTELLACCIA

Castellaccia è una frazione del comune  di Gavorrano.
Il borgo è distante circa 15 km dal capoluogo comunale.
Il borgo di Castellaccia si sviluppa intorno all'omonima tenuta, situata lungo la strada che collega Giuncarico con Ribolla, e nasce e si sviluppa in funzione delle attività estrattive tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo.
In passato si trovava qui un impianto della Montecatini dove arrivava il carbone dalla miniera di Ribolla a mezzo della ferrovia privata Ribolla-Giuncarico. La ferrovia è visibile poiché i binari attraversano ancora oggi il centro del paese, pur essendo attiva solamente per un breve tratto a servizio della cava di pietrisco della Bartolina.
  • Cappella di Sant'Uliva delle Castellaccia, cappella gentilizia situata presso Villa Benini.
  • Villa Benini, vecchia casa colonica trasformata in villa padronale nel 1910, è il centro della tenuta della Castellaccia, ampliata e ristrutturata negli anni quaranta del XX secolo. Interessante il frantoio decorato situato nei pressi della villa. In tutta la tenuta è da segnalare il pregevole utilizzo decorativo del mattone.
  • Fattoria della Bartolina, situata in direzione di Ribolla, è una storica tenuta maremmana nei cui possedimenti rientrava la cava situata pochi metri a nord di Castellaccia. Rimangono l'antico casale in pietra e la villa padronale, la quale ha subito una serie di ristrutturazioni negli anni venti del XX secolo e intonacata all'esterno in tempi recenti.
  • Casale di Poggio Zenone, casale rurale risalente ai primissimi anni del Novecento, presenta caratteristiche analoghe ad altri edifici della tenuta di villa Benini. Durante una ristrutturazione negli anni novanta sono state modificate le scale esterne d'accesso al piano superiore.
  • Diga dei Muracci, doppio sbarramento artificiale in muratura sul fiume Bruna, al confine con il territorio comunale di Roccastrada poco a sud di Ribolla, fu realizzato a più riprese tra il 1468 e il 1481 allo scopo di creare un grande lago artificiale destinato alla pesca. La struttura cedette in seguito ad una piena nel 1492 e venne definitivamente distrutta da un'altra inondazione nel 1532. Nel 1997 il dipartimento di Archeologia medievale dell'Università di Siena, sotto la guida dell'archeologo Riccardo Francovich, ha svolto una campagna di ricerche nell'intera area fino al vicino Castel di Pietra.
  • Poggio Pelliccia: situato nella campagna nei pressi del paese, vi si trova una tomba monumentale etrusca, probabilmente di una famiglia aristocratica della vicina Vetulonia, databile intorno alla metà del VII secolo a.C.] I corredi qui rinvenuti, con bronzi, oreficerie, uova di struzzo istoriate, ceramiche corinzie, greco-orientali ed attiche, sono custoditi presso il Museo archeologico di Vetulonia.

FILARE

Filare è una frazione del comune di Gavorrano.

Il borgo è distante due chilometri dal centro comunale, ed è situato sul crinale del Monte Calvo, una delle propaggini settentrionali del Monte d'Alma, a metà strada tra Bagno di Gavorrano e Gavorrano.
 di tre differenti località, infatti è solito ritrovarlo denominato anche con il nome di Filare-Boschetto-Miniera. La sua nascita e il suo sviluppo sono strettamente legate all'attività mineraria, tant'è che il borgo rivestiva un ruolo molto importante durante il periodo estrattivo della miniera. La Montecatini aveva realizzato alcuni edifici principali, fra cui la direzione aziendale, gli uffici tecnici e amministrativi, il dopolavoro, la mensa, i cosiddetti "bagnetti" (bagni con docce), la foresteria, le abitazioni dei capo-servizi e il palazzo "degli scapoli", dove risiedevano i minatori che non avevano famiglia. Il nome Filare è dovuto proprio a queste costruzioni che, essendo costruite lungo il costone del colle sulla cui cima sorge Gavorrano, sono poste come in fila una dietro l'altra.

Gli unici elementi di natura storica sono delle costruzioni risalenti al ventennio fascista, e come in ogni villaggio minerario, è possibile ancora oggi osservare edifici adibiti alla estrazione risalenti al XIX secolo. Nella zona denominata San Giovanni vi è l'uscita della galleria di scolo acque della miniera da cui si poteva anche accedere alla miniera stessa. Qui sono ancora presenti i bacini di decantazione dell'impianto di flottazione. La località prende il nome dal convento di San Giovanni esistente ancora nel secolo scorso ed ora visibile soltanto in piccolissime tracce. Il convento di San Giovanni ospitò, per alcuni secoli, i fraticelli dell'Opinione esuli in Maremma nel XIV secolo, perseguitati a causa della loro eresia.
Sulla strada che sale verso il centro di Gavorrano, nei pressi della frazione, si trova il Pozzo Roma, cuore del Parco minerario naturalistico di Gavorrano e simbolo dell'attività mineraria dell'intero territorio comunale,] con gli impianti esterni della miniera come l'officina meccanica ed elettrica, la stazione di compressione dell'aria e la "laveria", dove veniva trattato il minerale.
È inoltre presente, in località Boschetto, una cappella dipendente dalla parrocchia di San Giuliano di Gavorrano] La piccola chiesa, intitolata al Cristo Re, è stata realizzata negli anni sessanta ed apparteneva alla Snam; inizialmente era officiata dai padri gesuiti, cappellani della miniera, finché nel 1994 non venne acquisita dalla diocesi di Grosseto.

GRILLI

Grilli è una frazione del comune  di Gavorrano.

Il paese è situato all'estremità sud-orientale del territorio comunale e dista circa 10 km da Gavorrano.
Si sviluppa in pianura lungo la vecchia via Aurelia, a metà strada come punto di incontro tra le frazioni collinari di Giuncarico a est e Caldana a ovest. Inoltre, essendo collocata al confine con il comune di Castiglione della Pescaia, dista solamente 4 km dal centro etrusco di Vetulonia.

Il borgo è nato a metà del XIX secolo in una piana al centro di alcune tenute agricole, come quelle del Lupo o di Vacchereccia, come un piccolo insediamento industriale. Qui sorgeva il grande pastificio Grilli, dell'omonima famiglia, importante attività economica del territorio che contribuì allo sviluppo della frazione, segnandone il toponimo.
Grilli si presenta come un paese agricolo dotato di servizi commerciali, impianti sportivi, scuole e una chiesa. Alcune fornaci dello storico stabilimento, e la grande villa padronale-aziendale, sono ancora presenti e inglobati tra gli edifici moderni della frazione.


  • Chiesa di Santa Rita da Cascia, principale edificio di culto della frazione, si presenta come un moderno edificio con facciata a capanna. La chiesa è stata eretta nel 1969 ed è dipendente dalla parrocchia di San Biagio di Caldana.
  • Fattoria del Lupo, situata lungo la vecchia Aurelia a metà strada tra il paese e Giuncarico, risale alla metà del XIX secolo. Particolarmente interessante è la grande villa padronale, ampliata agli inizi del XX secolo con l'aggiunta di una torre a tre piani addossata all'angolo nord-ovest dell'edificio con decorazione floreale a fascia. Sono inoltre ancora presenti la vecchia cisterna e due casali coevi tipologicamente simili.
  • Casello idraulico del Lupo, situato lungo la vecchia Aurelia di fronte alla fattoria del Lupo, risale al 1904 ed era utilizzato per controllare le acque del vicino torrente Sovata durante i lavori di bonifica. Negli anni settanta ha subito delle ristrutturazioni che hanno in parte modificato l'aspetto originario. Interessante anche l'annesso coevo posto di fronte all'edificio, a forma ottagonale con parte centrale del tetto rialzata su otto archetti in laterizio.
  • Casale di Poggio Gobbo, casale risalente ai primi del Novecento, presenta caratteristiche tipologiche simili a quelle di altri edifici coevi che facevano parte della azienda agricola Morgan, compresa la fattoria del Lupo.
  • Tomba etrusca risalente al VII secolo a.C., rinvenuta nei pressi del paese da un'équipe dell'Università di Firenze nel maggio 2012, dipendente dal già noto sito di San Germano, necropoli posta a pochi chilometri a nord dell'abitato. Si tratta di una tomba di circa 20 metri, composta da corridoio, vestibolo e camera funeraria con pilastro centrale. All'interno sono stati rinvenuti materiali sia del periodo orientalizzante sia di quello arcaico, oltre a ceramica greca, e questo fa credere che la struttura sia stata utilizzata per più secoli, fino al III secolo circa. Ciò la rende differente dalle altre tipologie di tombe rinvenute nell'intero territorio di Gavorrano.


POTASSA

Potassa è una frazione del comune di Gavorrano.

Il paese di Potassa è situato in pianura, nell'area delle Colline metallifere nella Maremma grossetana, alle pendici delle propaggini settentrionali del Monte Calvo (468 m s.l.m.) e di quelle meridionali di Poggio all'Ulivo (141 m) e Poggio Moscatello (239 m). Potassa sorge a ridosso della ferrovia Tirrenica e della superstrada Variante Aurelia.
Il borgo è distante circa 7 km dal capoluogo comunale e poco più di 30 km da Grosseto.
La frazione è sorta tra la fine del XVIII e gli inizi del XIX secolo e si sviluppò maggiormente a partire dal 1864, quando fu inaugurata la ferrovia Follonica-Orbetello e qui realizzato lo scalo principale del comune di Gavorrano. Il paese vero e proprio si sviluppò poco a ovest della stazione, nella località denominata Gabriellaccio, grande tenuta dove abitavano coloni e lavoratori soprattutto legati all'attività mineraria. Il toponimo Potassa va infatti ricondotto alla lavorazione della potassa, in quanto qui sorgevano alcuni impianti. La frazione era nota per la presenza di una locanda con stazione di posta. Potassa è ricordata anche dall'archeologo George Dennis nel suo Cities and cemeteries of Etruria (1884)
A Potassa, l'11 giugno 1944, furono fucilati dai nazisti due partigiani maremmani, il gavorranese Primo Moscatelli e lo scarlinese Flavio Agresti; tuttavia, il primo riuscì a sopravvivere fortuitamente fingendosi morto, in quanto non colpito in punti vitali. Sul luogo della fucilazione, lungo la vecchia Aurelia di fronte alla ferrovia, sotto due cipressi, è stato posizionato un cippo funebre in ricordo del partigiano Flavio Agresti, poi insignito della medaglia d'argento al valore militare.